martedì 17 novembre 2009

Il senso di Bersani per lo sport

Questo fantastico mondo del PD, come lo ha argutamente definito qualcuno su questo blog, non finisce di stupirci. E' una specie di Egidio Calloni, celebre attaccante che non ne azzeccava una nemmeno a porta vuota, come narra la leggenda alimentata dalla sferzante Gialappa's Band negli anni novanta con la rubrica di Mai Dire Gol, "Questo lo segnavo anch'io".

Il Partito della Libertà su prescrizione - dei reati o del processo, il risultato è lo stesso - continua a sfornare assist al bacio, infognato com'è nell'insipienza tout court dei vassalli ebeti del feudatario, e il Piddimenoelle - Grillo docet - calcia fuori a un metro dalla porta.

Il cosiddetto centro-destra non si presenta in massa alla votazione sulle pregiudiziali di costituzionalità dello scudo fiscale, in pratica il difensore centrale scivola mentre stacca per colpire di testa, e il PD liscia il pallone, mancando nei suoi elementi più rappresentativi, compresi il grande D'Alema, il Prode Franceschini e Shadows & Fog Bersani. Capovolgimento di fronte e 1-0 a favore del PdL, che le occasioni le sfrutta eccome.

Qualcuno a destra si dichiara favorevole al riconoscimento dell’aggravante della discriminazione sessuale quando certi reati sono compiuti contro i gay proprio perché tali. C’è da decidere ancora su queste benedette pregiudiziali di costituzionalità, che interessano sempre tranne quando la Costituzione viene stravolta. Basta che il PD si presenti compatto e il disegno di legge tornerà in commissione per essere ridiscusso e poi ripresentato e votato. Praticamente basta che i giocatori non litighino in campo invece di correre. E Cilicia Binetti, presente nel PD perchè il partito è "plurale", tira verso la propria porta la sua rabbia, e fa autogol.

Bersani vince le elezioni primarie e diventa segretario di questo singolare partito. Si dice che sia l’uomo ombra di D’Alema, si dice e si pensa, perché è vero. Lo sanno tutti, compresi gli avversari Franceschini e Marino che infatti lo sfidano anche perché non si fidano del lider massimo. Baffo d’oro, quello dell’affitto a 14.000 lire al mese, della guerra in Kosovo, della caduta di Prodi Uno, dell’inciucio con Cossiga, della scalata alla Consorteria Unipol e dell’immunità chiesta e ottenuta dal Parlamento Europeo che gli ha evitato non un processo, ma un semplice rendez vous con Clementina Forleo, l'ex GIP di Milano che per colpa di una legge votata anche da D’Alema ha dovuto chiedere ai suoi compari continentali il permesso di indagare su di lui, altrimenti lo avrebbe fatto motu proprio. Quello che ti sorride mentre ti parla di NEP e piano quinquennale per distogliere la tua attenzione dall’orifizio entro cui inizia a spingere il suo fallo. Non lo vuole nessuno, ma lo pigliano tutti. L’occasione sarebbe d’oro. Basterebbe, una volta votato Bersani e pazienza, emarginare lo psicobaffo. Almeno non permettendogli di tornare a rompere i maroni in Europa, dove non ha fatto nulla perché il parlamentare italiano in Europa, per definizione, non fa nulla, tranne scaldare la poltrona. A livello politico, però, quella poltrona basta e avanza, agli occhi del PdL, per trasformare il PDmenoL in pedina di scambio. Tutti compatti, stavolta sì, a insistere su di lui, perché il pacifista di questa minchia è l’uomo più indicato - non si conosce il motivo - a ricoprire il PESC, da tradursi con ministero degli esteri dell’Unione Europea.

E allora? Ci arriviamo. Bocciato il lodo Alfano, svanite le ultime speranze di ribloccare il processo Mills e quello Mediaset, Niccolò Primo il Riformabile inventa dall’oggi al domani una favola che se Esopo fosse vivo, gli chiederebbe le royalties quantomeno per l’idea. “Bene, devo salvare il mio capo, azzero tutti i processi, anzi no. Tutti sarebbe troppo, facciamo i più gravi, quelli meno gravi possono pure durare un ventennio, tipo quelli per il reato – contravvenzionale – di immigrazione clandestina per far contenti quei beoni bergamaschi che dieci anni fa davano del mafioso al mio povero cliente. Non capisco perché, visto che quelli, i negri non ce li vogliono proprio in Italia. Che cazzo li processiamo a fare così a lungo se poi li cacciamo? Mah…”

Vabbè, dicevamo che l’ennesimo assist di una squadra un po’ ubriaca giunge fra i piedi del PD. Coadiuvati dagli utenti della rete, che in pochi giorni organizzano per il 5 dicembre il No B Day in protesta contro il satrapuccio brianzolo, basterebbe che i Piddini alzassero la mano a dire “presente”. Di Pietro li invita, con urla incessanti, ad accorgersi che il pallone sta rotolando docile in porta. Basta spingercelo. Sembra una partita di Holly e Benji, dove l’azione dura fino alla settimana prossima. Flash back a ripetizione mentre il neo segretario si gira per calciare, una puntata intera a ricercare nella memoria il movimento giusto. Poi arriva il martedì, il racconto riparte e Bersani risponde piccato a Di Pietro: “non accettiamo lezioni”. Ma come? Quali lezioni? Basta andare in piazza a dire che il partito è d’accordo coi manifestanti, che un premier degno del nome, come Olmert, si è dichiarato orgoglioso di appartenere a un paese – Israele - in cui anche il premier può essere indagato come un altro cittadino, basta ricordare allo psiconano che per salvare lui, migliaia di parti civili depredate degli affetti, dei risparmi o della dignità verrebbero inculate per la seconda volta e per sempre, magari fosse col diamante De Beers!

No, lui non accetta lezioni e invece di spingere in porta consegna la palla al portiere. Non è giusto segnare così. Sportivissimo, non c’è che dire.

E allora, parlando di sport, ci giochiamo le palle – anche perché il di dietro è andato – che in cambio di questo tracotante niet (sarebbe troppo appoggiare una manifestazione indetta non da un partito, ma dalla società civile, vero Samuele? Ah, scusa, Pierluigi?) – i peones analfabeti del cosiddetto centro-destra spingeranno il loro, di fallo, nel candido culo d’Europa facendo conoscere ai tedeschi la caratura tecnica di Massimo D’Alema? Quello che detiene il record di autogol in serie A. Ne farà molti anche in Champion’s, ne siamo sicuri.

mercoledì 11 novembre 2009

Scendi da quella croce!

E’ sempre difficile parlare di Cristo, se non altro perché era un uomo un tantino diverso dagli altri e capace di gesti a dir poco strani. Si pensi solo al fatto che, dotato com’era del potere di scendere dalla croce su cui era stato ingiustamente inchiodato per delitti mai commessi, non solo non chiese al padre di scendere, ma perdonò chi l’aveva condannato. Gente a cui lui dava fastidio perché ne aveva smascherato l’ipocrisia da “sepolcro imbiancato”, splendido fuori e putrefatto dentro. Ovviamente non parliamo di Ponzio Pilato, che anzi pare avesse riconosciuto l’innocenza, o meglio l’innocuità, in lui, né dei romani in genere, ma dei vari scribi e farisei, i religiosi del temp(i)o che, grazie a lui, sentirono il potere vacillare e le mura di Gerusalemme pericolosamente scricchiolare non di violenza, ma di uguaglianza. Lui, con questa gente, non scese a patti per salvarsi. Preferì la croce all’abominio di una religione, oppio delle genti ignoranti e sobillate da predicatori violenti e sanguinari, disposti a lasciar morire un uomo in nome del sabato.

Il nostro agghiacciante paese, tanto popolato da menti superbe quanto da minus habens di prim’ordine, è l’unico al mondo – facciamo al mondo occidentale - che si è assoggettato a una Costituzione nella quale è previsto espressamente un trattamento di favore per la religione (si badi bene, religione: quella di cui sopra) cattolica, espressione, a sentire i cattolici, del messaggio evangelico di Cristo. Il famoso Concordato, di ducesca memoria e craxiana revisione, è innalzato a legge costituzionale dall’art. 7 della Carta Suprema che stabilisce che “Lo Stato e la Chiesa sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani”.

Secoli di potere temporale, inframezzati dalla brevissima parentesi, 1870-1929, in cui Roma fu Caput Italiae e basta, hanno evidentemente stimolato l’appetito degli uomini di Dio, determinati più che mai a svuotare di significato le leggi del nostro stato e, quel che è peggio, l’unico comandamento a noi lasciato da Cristo, che ripose nel solaio le Tavole della legge di Mosè per invitarci a un amore vicendevole come il suo per noi. Nulla di più, anche perché di più ci sarebbe solo Dio, per l’appunto. Agli uomini di Chiesa quel comandamento sfugge come la cenere di una sigaretta al portacenere, a tal punto che le parole, strumenti convenzionali per definire un concetto e distinguerlo da altri, vengono accuratamente svuotate di significato come quel dettame cristiano. A tal punto che Beppino Englaro diventa un “assassino” mentre George W Bush, in qualità di “democracy exporter” o, meglio, di “peace keeper with bombs”, viene gentilmente invitato a sedersi in prima fila mentre il buon cardinale Ratzinger officia l’ultimo saluto a Carol Wojtila.

Questi signori sono i successori di Cristo, e anche se può apparire una barzelletta, non lo è. Il problema ci riguarderebbe solo di sfuggita se questa gente, in ossequio all’art. 7 Cost., si limitasse a esprimere un punto di vista personale o, al massimo, dottrinale, su ciò che accade in altri paesi e su come gli altri paesi legiferano a proposito di un particolare problema.

Quando, però, nell’invocare l’art. 7, i cosiddetti sacerdoti di Dio istigano puntualmente a violare altri e più rilevanti principi – più rilevanti perché si riferiscono a tutti, e non solo ai cattolici - , allora il problema ci riguarda direttamente. Venendo al punto, e sarebbe pure ora, non tornano proprio i recenti grugniti dei rappresentanti legali della Sancta Mater Ecclesia s.p.a.e.o. (società per azioni e omissioni), gli ineffabili Card. Bertone e Mons. Bagnasco, a proposito del benedetto crocifisso da appendere o meno sui muri delle scuole. Non tornano a chi, credente o meno, rivendica diritti di per sé sacrosanti e reclama solo il rispetto della costituzione, dal momento che io posso finire in galera o essere costretto a risarcire qualcuno in base alla legge italiana, non al diritto canonico. Non tornano, se i grugniti in questione sono accompagnati, pochi giorni dopo, da starnazzamenti vigliacci e istigatori degli stessi ineffabili monsignori.

Sono d’accordo con chi, come Travaglio, sostiene che quel crocifisso, lungi dal rappresentare un simbolo “inoffensivo” come Bersani vorrebbe – inoffensivo?! Come un poster di George Clooney?! – significa esaltazione del bene sul male, della pace sulla guerra, della solidarietà sulla prepotenza, dell’uguaglianza sulla discriminazione. Sarei d’accordo con tutti quelli che l’hanno difeso dopo la sentenza della Corte di Giustizia della Comunità Europea, perché è un simbolo di pace che non può, per sua natura intrinseca, recare pregiudizio a musulmani ed ebrei, che addirittura riconoscono Cristo come un grande profeta. Cristo non discrimina nulla. Al contrario, esalta l’amore per il diverso.

Ma com’è possibile, allora, che proprio coloro che ne dovrebbero trasferire in terra il messaggio e quell’unico, immenso comandamento, prendano la palla al balzo per bussare a danari, rinnegando la sfuriata di Gesù che, costernato di fronte al mercimonio del sacro tra le mura del Tempio di Gerusalemme, dette di matto e iniziò a rovesciare i banchetti degli usurai e dei mercanti che utilizzavano un luogo di preghiera a scopo di lucro?

Come si può senza colpo ferire accogliere la richiesta esplicita, un’istigazione nuda e cruda a violare la legge, spudorata e vomitevole dell’altrettanto ripugnante mons. Bagnasco al governo italiano di non tagliare in finanziaria i fondi alle scuole cattoliche? Ci si dimentica, forse, che oltre all’art. 7, la Costituzione prevede pure, all’art. 33, che gli enti possono costituire istituti scolastici privati, “senza oneri per lo stato”?

Perchè gli uomini di Dio decidono di sostenere un governo nazionale senza muovergli un appunto che sia uno, se non un lievissimo rimprovero – peraltro di un laico puntualmente scaricato - su alcune stravaganze sessuali del premier? Perché gli dice “bravo”, quando in barba a una sentenza definitiva della Cassazione si affretta a scrivere, come solo un cane randagio saprebbe fare, un decreto contra personam atque sententiam (alias decreto-Englaro)? Perché gli dice “ben fatto” quando ricorre contro la sentenza della Corte Europea di giustizia a proposito del crocifisso, ma non gli dice “pessimo!” quando costringe i cittadini italiani a pagare le centinaia di migliaia di euro di penale al giorno che l’Europa ci ha inflitto perché l’Italia non manda Retequattro sul satellite, annientando gli esiti di una gara a evidenza pubblica perfettamente legittima vinta da Europa 7? Forse perché, non pagando l’ICI sugli immobili destinati a uso commerciale e cagionando una mancanza all’erario di circa 400 milioni di euro, l’antitrust europeo indaga anche sul Vaticano e allora l’Europa è, per tradizione, anti-cristiana? Perché gli dice “ottimo!”, sempre al governo, quando ricorre al Consiglio di Stato per difendere la rilevanza, a fini di punteggio scolastico, dell’ora di religione, e non gli dice “vergognati!” quando taglia i fondi alle scuole e pone sul lastrico gli insegnanti delle altre materie, mentre quelli di religione sono tutti “di ruolo”? Perché il card. Ruini, con Wojtila malatissimo, giunse a consigliare i potenti del mondo a sconfiggere “assolutamente il terrorismo”, ma non dice loro “delinquenti!” quando decidono di movere una guerra disumana e crudele, che provocherà decine di migliaia di morti innocenti, e che l’ex papa aveva già bollato con quel disperato “Mai più la guerra!”. Perché chi abortisce viene scomunicato “ufficialmente”, mentre al mafioso la scomunica ufficiale “non serve”? Deve abortire, Riina, prima che gli sia vietata la comunione? Perché la mafia è fuori dalla Chiesa, ma né Ratzinger né Bertone si premurano di verificare chi sia quella strana famiglia calabrese che chiede la loro benedizione per il matrimonio fra Caterina, figlia del boss della ‘ndrangheta Pasquale Condello, e Daniele Ionetti, figlio di Alfredo, ritenuto il tesoriere della cosca, e la benedizione giunge puntuale? Perché la ragazzina che abortisce dopo essere stata stuprata è l’oggetto dei loro anatemi, ma il prete che l’ha stuprata viene protetto dalla legge con la porpora?

Perché il nostro cristiano, cattolico, miserabile paese permette tutto ciò? Perché Cristo non scende, stavolta, da quel benedetto crocifisso e inizia a sradicare i banchi di San Pietro, come fece quel giorno al tempio?

sabato 31 ottobre 2009

Il monaco si fa il suo abito: proposte politiche per Halloween.

Alcune proposte agli amici per i vestiti da indossare la notte delle streghe. Come se a noi in fondo in fondo importasse qualcosa di questa festa. Ecco cosa (non) si fa per ammazzare il tempo:

- Giovane berlusconiano uscito dai Circoli della Libertà:
Vestito in doppiopetto. Molto Elegante. Fianchi e testa leggermente swinganti in segno di perenne disapprovazione contro le politiche socialiste del governo. Ulteriore disapprovazione e imbarazzo quando si scopre che il governo in carica è quello amico. Comunque è sempre colpa della cattiva informazione. Ulteriore disapprovazione e imbarazzo quando si scopre che la stampa è praticamente in mano al governo amico, nonché in carica. Disapprovare mentendo tutto.
Successo con le donne e con gli amici, che vi stringeranno la mano.

- Intellettualoide di Sinistra Radical-chic :
Pantaloni di velluto con le toppe, giacca di cachemire, sotto maglioncino a collo alto, occhialini con montatura proletaria, sigaretta, caffè, l'Unità degli anni '50 sotto braccio. Lamentarsi della repressione in ogni momento, e dire che il capitalismo doveva crollare duecento anni fa, è vero, ma la repressione borghese di Polizia e Magistratura hanno fermato la rivoluzione spontanea e socialista.

in alternativa: extraparlamentare di sinistra old style: dice le stesse cose ma con un linguaggio più triviale, è vestito con il pesante eskimo, la sciarpa rossa e tiene sottobraccio il libretto rosso di Mao

in alternativa: extraparlamentare di sinistra new style: maglietta del Che Guevara, giacchetta della North Sail o similia, sassi in tasca. Molti. Se si viene picchiati dare la colpa al capitalismo.

Solo il primo genere conquista molte donne, perchè è l'unico dei tre radicali che non si presenta con il volto tumefatto.

- Dittatore Africano:
Pitturarsi la pelle di nero. Parlare in linguaggio nero. Farsi corrompere e dare la colpa agli occidentali colonizzatori assassini. Portare uno schiavetto con sé che cosparge la strada di petali di rosa. Divertente appunto in coppia. Ottimo per un Halloween all'insegna dell'antirazzismo.

- Fascista cattolico:
Elegante ma senza esagerare. Raparsi la testa e cominciare a mangiare da molto molto prima di Halloween. Svasticozza tatuata nel polso, in vista solo quando si saluta. Il saluto romano è fuori moda quindi far finta solo di essere abbagliati da un intensa luce.
Rosario nel taschino. Scuotere sempre la testa in segno di disapprovazione contro i comunisti. Il neofascista moderno è ignaro che uno degli obbiettivi del fascismo era sconfiggere la plutocrazia e che le stronzate sul comunismo sono di matrice americana da guerra fredda. Per questo ostentare il diploma di terza media ottenuto con "sufficiente". Prova che tutti complottano contro. Successone con le donne assicurato.

- Truzzo:
Una mascella finta in marmo da tenere su con un apposita protesi e raparsi la testa aiuterà nell'immedesimarsi. Parlare molto di musica da discoteca e non dimenticare il bomber. E' opportuno, per risultare più credibili, non conoscere più di 50 parole, articoli e preposizioni incluse. Bestemmiare a tratti. Successone con le donne assicurato solo se conoscete bene Uomini e Donne. Per questo travestimento è necessario anche allenarsi almeno una settimana prima con quiz sul Grande Fratello.

- Punkabbestia:
Un cane rimpinzato di pasta e con qualche goccetta di lassativo aiuta ma non basta. Guinzaglio in pelle. Giacca in pelle. Pantaloni in pelle. Scarpe anfibie (attenzione alla cacca dei cani). Immancabile cresta colorata. Inveire contro Cofferati, anche se si abita a Monza.

- Cattobuonista di sinistra:
Vestire normalmente, qualche panno liso addosso è sufficiente. Un vangelo e un rosario tascabile costituiscono parte integrante del costume. Può risultare abbastanza anonimo ma un elogio a Fransceschini svelerà la sorpresa di Halloween.

lunedì 26 ottobre 2009

Il fantastico del mondo del Piddì

Di quali virtù siano stati dotati i candidati del PD per affrontare le primarie non si sa: il dalemiano, il cattobuonista, il laico? Inutile cercare di appiccicare aggettivi per far assomigliare il PD ad una boyband. Mancherebbero le ragazzine urlanti. Dopo l’esperienza mistica delle Primarie del Partito Democratico, Bersani ha conquistato lo scettro. Gli elettori lo hanno premiato democraticamente, parola che va detta, che fa molto "politicamente corretto".

Forse Bersani ha vinto perché ha avuto l’impressione che l’opposizione stesse perdendo i pezzi e ha interpretato al meglio i sentimenti dei votanti, che si sono infilati i jeans e sono scesi nei gazebo e nelle scuole, forse ben volentieri. La magia del cambiamento alimenta sempre tutti i popoli, che nell’ignoranza della massa hanno sempre creduto che i cambiamenti siano sinonimo di miglioramenti. Ma perché il PD non potrà raggiungere, volente o nolente, nessun cambiamento? In questi anni le Sinistre europee hanno compiuto un percorso de-ideologizzante, ma non hanno mai rinunciato a fare le opposizioni. Idem le destre europee, che non hanno mai flirtato con conflitti d’interessi, falsi in bilancio, attacco alle Istituzioni, mafiosità vantate. Quanto meno perché la destra è stata sempre “legge e ordine” e “libero mercato”, in tutte le sue sfumate declinazioni. Berlusconi, d’altronde, nel 1994, come ha notato Corrado Guzzanti, si è messo a Destra perché a Sinistra c’era troppa gente, e quando uno vede a sinistra la tripla fila e a destra il parcheggio libero sa dove mettersi per non avere rogne e non prendere la multa.

Questi percorsi dei partiti e delle coalizioni sono stati lo specchio delle volontà dalla società civile, che ha visto fallire prima i totalitarismi e poi le vecchie classi politiche. Chi non si rinnova muore, ma non basta un segretario per rinnovare un partito che nasce dalla fusione di post-comunisti che fanno a gara a chi più si rinnega, e cattolici che fanno della demagogia spicciola dei buoni sentimenti il loro programma politico. O il PD decide di diventare una socialdemocrazia, un partito laburista, nello Statuto, nelle intenzioni, nei comportamenti, o è spacciato. Purtroppo un programma politico e la mentalità per essere un partito di governo che si inserisce in uno Stato non si trapianta da un giorno all’altro. Non può bastare mandare ad esempio Bersani in un campo di concentramento socialdemocratico ad essere rieducato. Servono gli elettori e la mentalità. L’Italia, da sempre anarchia partitocratica, non è pronta a questo slancio. E il berlusconismo si è inserito nei vuoti che nessuno ha saputo riempire. E ce lo godremo ancora a lungo.

Dal lontano passato i nomi sono cambiati, le passioni non sono più le stesse. Ma resta la tragedia, mentre aumenta il lato comico. Peccato per alcuni nostri nonni, cresciuti con le diatribe acerrime ma rispettose di Don Camillo e Peppone e che ora non possono osservare l’ultima battaglia apocalittica: tra Don Abbondio e Don Lurio.

venerdì 23 ottobre 2009

Il Sicario sfigato

Ci sono uomini chiamati sicari, perché di mestiere uccidono su commissione il nemico di chi li paga. Non sono simpatici né antipatici, lavorano e basta. Riservati, freddi, praticamente anonimi. Questi sono la regola, poi esistono encomiabili eccezioni, perché alcuni di loro ostentano un’insospettabile umanità. Alcuni sono timidi e quasi trema loro la mano sul più bello, alcuni sono anche emotivamente instabili – come Savage della “Pallottola spuntata 2 e mezzo”, quello che si mette a fare il controcanto alla donna di Leslie Nielsen che si sta docciando mentre carica il silenziatore alla pistola. Si dimenticano di procedere perché navigano di fantasia, spulciando fra i ricordi dell’infanzia. Quando la polizia li bracca, in cambio della libertà degli ostaggi pretendono viaggi in Giamaica non in villaggi turistici, ma in località davvero giamaicane, sì da assaporare la loro tradizione e la loro cultura.

Il vice-presidente della Camera Maurizio Lupi appartiene a quest’ultima categoria di sicari. Ogni due tre settimane, il Partito delle Libertà lo incarica di far fuori in diretta Marco Travaglio durante Annozero e lui, animo nobile, ciellino, cattolico e profondamente umano, non ci riesce mai. Si fa prendere la mano dall’emozione. Lo studia, ne carpisce le parole per trovarne una su cui caricare il silenziatore, poi fa fuoco e, come un boomerang, la pallottola gli torna indietro. Un misto di Savage e Fantozzi.

Una sera (26 marzo 2009), passata alla storia per coloro che non dico amano, ma stimano Marco Travaglio, dopo il sermone di quest’ultimo durante il quale si era fatto il nome di una società edilizia condannata insieme al suo amministratore – costruttori di Villa Certosa, una a caso - per abusivismo, Ugo Savage Lupi ha difeso il mandante cercando di assassinare Travaglio, prima dandogli del bugiardo e asserendo una sua incapacità a legggere le sentenze penali. Poi andando nello specifico, affermando che, per il capo d’imputazione rubricato alla lettera b), gli imputati erano stati assolti nel merito. Dimenticandosi, ovviamente, qualcosa come altri dieci o undici capi di imputazione per i quali l’assoluzione era dovuta a concessione in sanatoria o a intervenuto condono edilizio, recante la firma dell’abusante abusivo che nel contempo era capo del governo. Ovviamente Travaglio ha replicato, gettando il povero Ugo Lupi von Savage nella disperazione, ben percepibile nella controreplica secondo la quale “è stato assolto per il reato ambientale, che è il più grave”. Dieci reati ulteriori, tutti abusi edilizi, non contano nulla.

Dopo varie esperienze del genere, connotate tutte da pallottole sparate a bruciapelo che colpivano un ostacolo e rimbalzavano come palle matte, sembrava doveroso, per il PdL, prepensionare questo buon uomo fatto sicario a causa di un evidente error in personam. Invece no. Altro che prepensionamento, Lupi è più carico che mai, e con la sua pallottola del tutto spuntata si è sacrificato per l’ennesima volta ieri sera.

Nonostante la verve, non abbiamo potuto fare a meno di notare un profondo e preoccupante decadimento nervoso, testimoniato da un costante dondolio del capo, come a dire “No”, durante gli interventi di esponenti dell’altro campo e, naturalmente, del sopravvissuto Travaglio. A un certo punto, pensate, doveva parlare Massimo Giannini di “Repubblica”, ma addirittura prima che aprisse bocca, le telecamere impietose hanno zoomato su Lupi che stava già scuotendo il capo. Tic preventivo, immaginiamo.

Al di là del nostro rammarico per le sue precarie condizioni di salute, dobbiamo raccontarvi dell’ennesimo tentato omicidio andato a vuoto. Travaglio parla come di consueto, stavolta sulle nefandezze del nuovo scudo fiscale che, oltre a garantire l’anonimato agli evasori e costringerli a pagare una tassa appena del 5% a fronte di un 49% che diventa 51% con la penale in Gran Bretagna e qualcosa di simile negli USA, permette di fatto ai mafiosi, ai narcotrafficanti e ad altre belle persone di fottere lo stato, dal momento che – reati finanziari a parte – la banca potrebbe in ipotesi chiedere loro la provenienza del danaro da riciclare, ma dal momento che pecunia non olet, non lo farà nessuno.

Lupo Fantozzi, temerario, prova a sfidare Travaglio in campo aperto, affermando che il giornalista ha detto una bugia da “irresponsabile”, quando in realtà non ha fatto altro che anticipare Lupi, la cui replica non era affatto dissimile da ciò che aveva detto Travaglio. Secondo Lupi, infatti, le banche, per reati diversi dall’evasione, possono accertare la provenienza del denaro prima di ripulirlo. La pallottola, una nove millimetri, parte radente tanto da far pensare che stavolta il colpo andrà a segno. Chi conosce Travaglio dallo schermo, sa che difficilmente sbaglia, ma se stavolta…?

No, nemmeno stavolta. Bersaglio mancato e di alcuni metri, addirittura. Perché Lupi non solo non ha fatto centro, ma ha mirato proprio da un’altra parte, senza essersene accorto. Lupi ha detto esattamente ciò che ha detto Travaglio. Solo che, a differenza di Lupi, Travaglio ha ricordato quale sarà la più che probabile conseguenza, ovvero che chi deve prendersi una valigetta con i soldi non starà a fare il petulante per sapere di che reato si sono macchiate quelle banconote. Le prende, e basta. Non solo, Travaglio agisce in riconvenzionale contro Lupi, ovvero: attaccato per essere un irresponsabile, controattacca e dimostra che l’irresponsabile è lo pseudo-killer (suggerimento per nuovo singolo dei Talking Heads): “Gliene dico un’altra: le Procure anti-mafia, grazie a questo governo, non hanno più la password per accedere all’anagrafe dei conti correnti per verificare i movimenti di capitali. Voi avete tolto l’anti-virus dal sistema e avete infilato il virus dello scudo fiscale. Questa è una legge che favorisce le mafie, e io continuo a ripeterlo perché è vero”.

Lupi, disperato, si accorge che il caricatore è vuoto, allora si arma di un bastone: “Io non devo difendere nessuno, lei deve difendere il suo posto e i soldi che prende grazie a questa caricatura che si è fatto…Ogni tanto potrebbe essere diverso, credere che di fronte a lei ci sia qualcuno che crede in ideali…”. Travaglio: “Quando c’è lei, no”. Ecco che, come sempre, la mano gli trema e l’arma se la dà in testa.

Ma perché si emoziona sempre, quest’uomo. Perché?

mercoledì 14 ottobre 2009

Lai-con al potere

A parte il parossismo che ha preso sembianze umane nella figura del premier italiano, che quando incontra guai tenta di risolverli non con gli avvocati, ma direttamente con le leggi, esiste un altro caso, ben più preoccupante, che riguarda una donna.

Questa donna, lo sanno tutti, è un'integralista cattolica, al punto che va oltre il precetto: questo impone il divieto di sesso se non a scopo - con la prima "o" aperta" - procreativo? Lei ha deciso di estremizzarlo e rimanere casta. Scelta assolutamente tollerabile, anche se, agli occhi di un edonista qualunque, incomprensibile. 

Strana donna, però. La sua scelta, è ovvio, non può che essere rispettata. Non crea danni a nessuno, non provoca dolore, non uccide vite umane. Anzi, evita che ne nascano peggiori di lei. Ma come mai, ci chiediamo noi laici, questa donna lavora sistematicamente contro chi ha deciso diversamente per sè? La sua pervicacia contro qualunque idea estranea al suo cilicio è imbarazzante. Non parla d'altro, se non di peccato, di condanna, di religione, di dogma, di morale, di punizioni divine. E'  una donna indubbiamente monotona, ma quel che è grave è che trasforma il suo tedio e quello che provoca a chi l'ascolta in infamanti votazioni parlamentari. 

Ha votato contro la legge sulla procreazione assistita, e passi. Ha votato contro i DICO, e passi anche se le sue argomentazioni - chi non si sposa è di serie B (quindi anche lei, supponiamo), le coppie di fatto non meritano diritti civili - che farebbero ribrezzo a un Ahmadinejad qualsiasi, ma a Papi Ratzinger, Dio in terra, no. Ha blaterato contro una decisione del TAR secondo cui non può ammettersi rilevanza al voto in religione cattolica in una scuola pubblica, dal momento che un musulmano, un ebreo o un ateo ha diritto a non partecipare all'ora di religione. Ha parlato di quella sentenza adoperando toni così schifosamente violenti che, se li avesse usati il Berlusca, Repubblica e Il Fatto avrebbero giustamente urlato per una settimana intera.

Ciò che rimaneva insospettabile tanto che, fino a ieri, riuscivamo a distinguere Paola Binetti da Silvio Berlusconi, oltre alle diverse tendenze morali, anche dal differente approccio alla res publica, era l'idea che la Binetti potesse adoperare il parlamento a fini personali. Ha votato, infatti, contro un disegno di legge che prevedeva, fra le altre cose, l'aggravante della discriminazione sessuale per i reati di violenza privata e aggressione. Tradotto in soldoni, anzi in Fioroni: se ricopri di cazzotti un tizio o una tizia perchè frocio o lesbica, invece di tre anni ti potresti beccare tre anni e qualche mese. 

Fin qui, tutto bene, nel senso che considerando la nostra un peccato l'omosessualità e equiparando il peccato al reato, non poteva decidere di affibbiare un'aggravante penale a un reato che, nella sua ottica, potrebbe pure avere un'attenuante. E le attenuanti, generalmente, prevalgono.

Il guaio sono, ancora una volta, le motivazioni: "Se fosse passato questo disegno di legge, io e altri che la pensano come me avremmo potuto correre rischi per le nostre idee sull'omosessualità". Traduciamo di nuovo in Fioroni: siccome io insulto costantemente i gay, se fosse prevista un'aggravante al reato di aggressione io potrei essere considerata un'istigatrice e passare i guai con la giustizia. 

Non si possono esprimere giudizi su quanto riportato sopra. Si rimane a bocca aperta e basta. Si maledice il 1929 come simbolo della fine della laicità di questo stato, così come il 1984 che ha revisionato in peggio quella fine - il bello è che i colpevoli sono due socialisti figaioli, l'impavido Duce del nostro stivale e il fu Bettino Corruttino - ma non serve a nulla. Se nel partito laico più rappresentativo esiste ancora tolleranza nei confronti di tali storture dell'umanità e si dibatte ancora sulla necessità o meno di cacciarla - un partito laico serio non l'avrebbe fatta entrare nemmeno dalla cappa, speranze non esistono. 

Nemmeno Berlusconi è arrivato a pararsi il culo prima di corrompere qualcuno. Ci ha sempre pensato dopo essere finito sotto processo. Ma almeno a lui piace trombare.


lunedì 12 ottobre 2009

Suoni dei nostri tempi

L’espressione di un pensiero perde sempre più di valore nel nostro quotidiano. Urla, schiamazzi, gente che blatera, gente che si sente in diritto di dire dovunque e comunque ciò che pensa. Voci inconsistenti che si mescolano in un’aria già inquinata tentando di acquistare volume, corpo e degenerando invece in una massa incorporea priva di calore e colore ma assolutamente presente.

Rumori, non suoni. Ma il rumore può forse essere un suono? Chiaramente lo è. Diremmo quindi che il suono della contemporaneità è il chiasso prodotto da individui che sublimano l’aria dei loro polmoni in espressioni prive di melodia e buon gusto. Un coro che con il passare del tempo sta diventando sempre più fastidioso e purtroppo nocivo. E’ il cosiddetto coro della democrazia ed è uno dei maggiori fattori di inquinamento atmosferico.

La bellezza e l’importanza di certe parole si eclissano dietro una luna “sinistra” ed esse perdono il loro suono, la loro preziosità, unicità, spessore, assieme a chi le pronuncia.
Non sto parlando di retori ma di poeti. Di poeti di ogni arte e scienza.