martedì 17 novembre 2009

Il senso di Bersani per lo sport

Questo fantastico mondo del PD, come lo ha argutamente definito qualcuno su questo blog, non finisce di stupirci. E' una specie di Egidio Calloni, celebre attaccante che non ne azzeccava una nemmeno a porta vuota, come narra la leggenda alimentata dalla sferzante Gialappa's Band negli anni novanta con la rubrica di Mai Dire Gol, "Questo lo segnavo anch'io".

Il Partito della Libertà su prescrizione - dei reati o del processo, il risultato è lo stesso - continua a sfornare assist al bacio, infognato com'è nell'insipienza tout court dei vassalli ebeti del feudatario, e il Piddimenoelle - Grillo docet - calcia fuori a un metro dalla porta.

Il cosiddetto centro-destra non si presenta in massa alla votazione sulle pregiudiziali di costituzionalità dello scudo fiscale, in pratica il difensore centrale scivola mentre stacca per colpire di testa, e il PD liscia il pallone, mancando nei suoi elementi più rappresentativi, compresi il grande D'Alema, il Prode Franceschini e Shadows & Fog Bersani. Capovolgimento di fronte e 1-0 a favore del PdL, che le occasioni le sfrutta eccome.

Qualcuno a destra si dichiara favorevole al riconoscimento dell’aggravante della discriminazione sessuale quando certi reati sono compiuti contro i gay proprio perché tali. C’è da decidere ancora su queste benedette pregiudiziali di costituzionalità, che interessano sempre tranne quando la Costituzione viene stravolta. Basta che il PD si presenti compatto e il disegno di legge tornerà in commissione per essere ridiscusso e poi ripresentato e votato. Praticamente basta che i giocatori non litighino in campo invece di correre. E Cilicia Binetti, presente nel PD perchè il partito è "plurale", tira verso la propria porta la sua rabbia, e fa autogol.

Bersani vince le elezioni primarie e diventa segretario di questo singolare partito. Si dice che sia l’uomo ombra di D’Alema, si dice e si pensa, perché è vero. Lo sanno tutti, compresi gli avversari Franceschini e Marino che infatti lo sfidano anche perché non si fidano del lider massimo. Baffo d’oro, quello dell’affitto a 14.000 lire al mese, della guerra in Kosovo, della caduta di Prodi Uno, dell’inciucio con Cossiga, della scalata alla Consorteria Unipol e dell’immunità chiesta e ottenuta dal Parlamento Europeo che gli ha evitato non un processo, ma un semplice rendez vous con Clementina Forleo, l'ex GIP di Milano che per colpa di una legge votata anche da D’Alema ha dovuto chiedere ai suoi compari continentali il permesso di indagare su di lui, altrimenti lo avrebbe fatto motu proprio. Quello che ti sorride mentre ti parla di NEP e piano quinquennale per distogliere la tua attenzione dall’orifizio entro cui inizia a spingere il suo fallo. Non lo vuole nessuno, ma lo pigliano tutti. L’occasione sarebbe d’oro. Basterebbe, una volta votato Bersani e pazienza, emarginare lo psicobaffo. Almeno non permettendogli di tornare a rompere i maroni in Europa, dove non ha fatto nulla perché il parlamentare italiano in Europa, per definizione, non fa nulla, tranne scaldare la poltrona. A livello politico, però, quella poltrona basta e avanza, agli occhi del PdL, per trasformare il PDmenoL in pedina di scambio. Tutti compatti, stavolta sì, a insistere su di lui, perché il pacifista di questa minchia è l’uomo più indicato - non si conosce il motivo - a ricoprire il PESC, da tradursi con ministero degli esteri dell’Unione Europea.

E allora? Ci arriviamo. Bocciato il lodo Alfano, svanite le ultime speranze di ribloccare il processo Mills e quello Mediaset, Niccolò Primo il Riformabile inventa dall’oggi al domani una favola che se Esopo fosse vivo, gli chiederebbe le royalties quantomeno per l’idea. “Bene, devo salvare il mio capo, azzero tutti i processi, anzi no. Tutti sarebbe troppo, facciamo i più gravi, quelli meno gravi possono pure durare un ventennio, tipo quelli per il reato – contravvenzionale – di immigrazione clandestina per far contenti quei beoni bergamaschi che dieci anni fa davano del mafioso al mio povero cliente. Non capisco perché, visto che quelli, i negri non ce li vogliono proprio in Italia. Che cazzo li processiamo a fare così a lungo se poi li cacciamo? Mah…”

Vabbè, dicevamo che l’ennesimo assist di una squadra un po’ ubriaca giunge fra i piedi del PD. Coadiuvati dagli utenti della rete, che in pochi giorni organizzano per il 5 dicembre il No B Day in protesta contro il satrapuccio brianzolo, basterebbe che i Piddini alzassero la mano a dire “presente”. Di Pietro li invita, con urla incessanti, ad accorgersi che il pallone sta rotolando docile in porta. Basta spingercelo. Sembra una partita di Holly e Benji, dove l’azione dura fino alla settimana prossima. Flash back a ripetizione mentre il neo segretario si gira per calciare, una puntata intera a ricercare nella memoria il movimento giusto. Poi arriva il martedì, il racconto riparte e Bersani risponde piccato a Di Pietro: “non accettiamo lezioni”. Ma come? Quali lezioni? Basta andare in piazza a dire che il partito è d’accordo coi manifestanti, che un premier degno del nome, come Olmert, si è dichiarato orgoglioso di appartenere a un paese – Israele - in cui anche il premier può essere indagato come un altro cittadino, basta ricordare allo psiconano che per salvare lui, migliaia di parti civili depredate degli affetti, dei risparmi o della dignità verrebbero inculate per la seconda volta e per sempre, magari fosse col diamante De Beers!

No, lui non accetta lezioni e invece di spingere in porta consegna la palla al portiere. Non è giusto segnare così. Sportivissimo, non c’è che dire.

E allora, parlando di sport, ci giochiamo le palle – anche perché il di dietro è andato – che in cambio di questo tracotante niet (sarebbe troppo appoggiare una manifestazione indetta non da un partito, ma dalla società civile, vero Samuele? Ah, scusa, Pierluigi?) – i peones analfabeti del cosiddetto centro-destra spingeranno il loro, di fallo, nel candido culo d’Europa facendo conoscere ai tedeschi la caratura tecnica di Massimo D’Alema? Quello che detiene il record di autogol in serie A. Ne farà molti anche in Champion’s, ne siamo sicuri.

mercoledì 11 novembre 2009

Scendi da quella croce!

E’ sempre difficile parlare di Cristo, se non altro perché era un uomo un tantino diverso dagli altri e capace di gesti a dir poco strani. Si pensi solo al fatto che, dotato com’era del potere di scendere dalla croce su cui era stato ingiustamente inchiodato per delitti mai commessi, non solo non chiese al padre di scendere, ma perdonò chi l’aveva condannato. Gente a cui lui dava fastidio perché ne aveva smascherato l’ipocrisia da “sepolcro imbiancato”, splendido fuori e putrefatto dentro. Ovviamente non parliamo di Ponzio Pilato, che anzi pare avesse riconosciuto l’innocenza, o meglio l’innocuità, in lui, né dei romani in genere, ma dei vari scribi e farisei, i religiosi del temp(i)o che, grazie a lui, sentirono il potere vacillare e le mura di Gerusalemme pericolosamente scricchiolare non di violenza, ma di uguaglianza. Lui, con questa gente, non scese a patti per salvarsi. Preferì la croce all’abominio di una religione, oppio delle genti ignoranti e sobillate da predicatori violenti e sanguinari, disposti a lasciar morire un uomo in nome del sabato.

Il nostro agghiacciante paese, tanto popolato da menti superbe quanto da minus habens di prim’ordine, è l’unico al mondo – facciamo al mondo occidentale - che si è assoggettato a una Costituzione nella quale è previsto espressamente un trattamento di favore per la religione (si badi bene, religione: quella di cui sopra) cattolica, espressione, a sentire i cattolici, del messaggio evangelico di Cristo. Il famoso Concordato, di ducesca memoria e craxiana revisione, è innalzato a legge costituzionale dall’art. 7 della Carta Suprema che stabilisce che “Lo Stato e la Chiesa sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani”.

Secoli di potere temporale, inframezzati dalla brevissima parentesi, 1870-1929, in cui Roma fu Caput Italiae e basta, hanno evidentemente stimolato l’appetito degli uomini di Dio, determinati più che mai a svuotare di significato le leggi del nostro stato e, quel che è peggio, l’unico comandamento a noi lasciato da Cristo, che ripose nel solaio le Tavole della legge di Mosè per invitarci a un amore vicendevole come il suo per noi. Nulla di più, anche perché di più ci sarebbe solo Dio, per l’appunto. Agli uomini di Chiesa quel comandamento sfugge come la cenere di una sigaretta al portacenere, a tal punto che le parole, strumenti convenzionali per definire un concetto e distinguerlo da altri, vengono accuratamente svuotate di significato come quel dettame cristiano. A tal punto che Beppino Englaro diventa un “assassino” mentre George W Bush, in qualità di “democracy exporter” o, meglio, di “peace keeper with bombs”, viene gentilmente invitato a sedersi in prima fila mentre il buon cardinale Ratzinger officia l’ultimo saluto a Carol Wojtila.

Questi signori sono i successori di Cristo, e anche se può apparire una barzelletta, non lo è. Il problema ci riguarderebbe solo di sfuggita se questa gente, in ossequio all’art. 7 Cost., si limitasse a esprimere un punto di vista personale o, al massimo, dottrinale, su ciò che accade in altri paesi e su come gli altri paesi legiferano a proposito di un particolare problema.

Quando, però, nell’invocare l’art. 7, i cosiddetti sacerdoti di Dio istigano puntualmente a violare altri e più rilevanti principi – più rilevanti perché si riferiscono a tutti, e non solo ai cattolici - , allora il problema ci riguarda direttamente. Venendo al punto, e sarebbe pure ora, non tornano proprio i recenti grugniti dei rappresentanti legali della Sancta Mater Ecclesia s.p.a.e.o. (società per azioni e omissioni), gli ineffabili Card. Bertone e Mons. Bagnasco, a proposito del benedetto crocifisso da appendere o meno sui muri delle scuole. Non tornano a chi, credente o meno, rivendica diritti di per sé sacrosanti e reclama solo il rispetto della costituzione, dal momento che io posso finire in galera o essere costretto a risarcire qualcuno in base alla legge italiana, non al diritto canonico. Non tornano, se i grugniti in questione sono accompagnati, pochi giorni dopo, da starnazzamenti vigliacci e istigatori degli stessi ineffabili monsignori.

Sono d’accordo con chi, come Travaglio, sostiene che quel crocifisso, lungi dal rappresentare un simbolo “inoffensivo” come Bersani vorrebbe – inoffensivo?! Come un poster di George Clooney?! – significa esaltazione del bene sul male, della pace sulla guerra, della solidarietà sulla prepotenza, dell’uguaglianza sulla discriminazione. Sarei d’accordo con tutti quelli che l’hanno difeso dopo la sentenza della Corte di Giustizia della Comunità Europea, perché è un simbolo di pace che non può, per sua natura intrinseca, recare pregiudizio a musulmani ed ebrei, che addirittura riconoscono Cristo come un grande profeta. Cristo non discrimina nulla. Al contrario, esalta l’amore per il diverso.

Ma com’è possibile, allora, che proprio coloro che ne dovrebbero trasferire in terra il messaggio e quell’unico, immenso comandamento, prendano la palla al balzo per bussare a danari, rinnegando la sfuriata di Gesù che, costernato di fronte al mercimonio del sacro tra le mura del Tempio di Gerusalemme, dette di matto e iniziò a rovesciare i banchetti degli usurai e dei mercanti che utilizzavano un luogo di preghiera a scopo di lucro?

Come si può senza colpo ferire accogliere la richiesta esplicita, un’istigazione nuda e cruda a violare la legge, spudorata e vomitevole dell’altrettanto ripugnante mons. Bagnasco al governo italiano di non tagliare in finanziaria i fondi alle scuole cattoliche? Ci si dimentica, forse, che oltre all’art. 7, la Costituzione prevede pure, all’art. 33, che gli enti possono costituire istituti scolastici privati, “senza oneri per lo stato”?

Perchè gli uomini di Dio decidono di sostenere un governo nazionale senza muovergli un appunto che sia uno, se non un lievissimo rimprovero – peraltro di un laico puntualmente scaricato - su alcune stravaganze sessuali del premier? Perché gli dice “bravo”, quando in barba a una sentenza definitiva della Cassazione si affretta a scrivere, come solo un cane randagio saprebbe fare, un decreto contra personam atque sententiam (alias decreto-Englaro)? Perché gli dice “ben fatto” quando ricorre contro la sentenza della Corte Europea di giustizia a proposito del crocifisso, ma non gli dice “pessimo!” quando costringe i cittadini italiani a pagare le centinaia di migliaia di euro di penale al giorno che l’Europa ci ha inflitto perché l’Italia non manda Retequattro sul satellite, annientando gli esiti di una gara a evidenza pubblica perfettamente legittima vinta da Europa 7? Forse perché, non pagando l’ICI sugli immobili destinati a uso commerciale e cagionando una mancanza all’erario di circa 400 milioni di euro, l’antitrust europeo indaga anche sul Vaticano e allora l’Europa è, per tradizione, anti-cristiana? Perché gli dice “ottimo!”, sempre al governo, quando ricorre al Consiglio di Stato per difendere la rilevanza, a fini di punteggio scolastico, dell’ora di religione, e non gli dice “vergognati!” quando taglia i fondi alle scuole e pone sul lastrico gli insegnanti delle altre materie, mentre quelli di religione sono tutti “di ruolo”? Perché il card. Ruini, con Wojtila malatissimo, giunse a consigliare i potenti del mondo a sconfiggere “assolutamente il terrorismo”, ma non dice loro “delinquenti!” quando decidono di movere una guerra disumana e crudele, che provocherà decine di migliaia di morti innocenti, e che l’ex papa aveva già bollato con quel disperato “Mai più la guerra!”. Perché chi abortisce viene scomunicato “ufficialmente”, mentre al mafioso la scomunica ufficiale “non serve”? Deve abortire, Riina, prima che gli sia vietata la comunione? Perché la mafia è fuori dalla Chiesa, ma né Ratzinger né Bertone si premurano di verificare chi sia quella strana famiglia calabrese che chiede la loro benedizione per il matrimonio fra Caterina, figlia del boss della ‘ndrangheta Pasquale Condello, e Daniele Ionetti, figlio di Alfredo, ritenuto il tesoriere della cosca, e la benedizione giunge puntuale? Perché la ragazzina che abortisce dopo essere stata stuprata è l’oggetto dei loro anatemi, ma il prete che l’ha stuprata viene protetto dalla legge con la porpora?

Perché il nostro cristiano, cattolico, miserabile paese permette tutto ciò? Perché Cristo non scende, stavolta, da quel benedetto crocifisso e inizia a sradicare i banchi di San Pietro, come fece quel giorno al tempio?