sabato 31 ottobre 2009

Il monaco si fa il suo abito: proposte politiche per Halloween.

Alcune proposte agli amici per i vestiti da indossare la notte delle streghe. Come se a noi in fondo in fondo importasse qualcosa di questa festa. Ecco cosa (non) si fa per ammazzare il tempo:

- Giovane berlusconiano uscito dai Circoli della Libertà:
Vestito in doppiopetto. Molto Elegante. Fianchi e testa leggermente swinganti in segno di perenne disapprovazione contro le politiche socialiste del governo. Ulteriore disapprovazione e imbarazzo quando si scopre che il governo in carica è quello amico. Comunque è sempre colpa della cattiva informazione. Ulteriore disapprovazione e imbarazzo quando si scopre che la stampa è praticamente in mano al governo amico, nonché in carica. Disapprovare mentendo tutto.
Successo con le donne e con gli amici, che vi stringeranno la mano.

- Intellettualoide di Sinistra Radical-chic :
Pantaloni di velluto con le toppe, giacca di cachemire, sotto maglioncino a collo alto, occhialini con montatura proletaria, sigaretta, caffè, l'Unità degli anni '50 sotto braccio. Lamentarsi della repressione in ogni momento, e dire che il capitalismo doveva crollare duecento anni fa, è vero, ma la repressione borghese di Polizia e Magistratura hanno fermato la rivoluzione spontanea e socialista.

in alternativa: extraparlamentare di sinistra old style: dice le stesse cose ma con un linguaggio più triviale, è vestito con il pesante eskimo, la sciarpa rossa e tiene sottobraccio il libretto rosso di Mao

in alternativa: extraparlamentare di sinistra new style: maglietta del Che Guevara, giacchetta della North Sail o similia, sassi in tasca. Molti. Se si viene picchiati dare la colpa al capitalismo.

Solo il primo genere conquista molte donne, perchè è l'unico dei tre radicali che non si presenta con il volto tumefatto.

- Dittatore Africano:
Pitturarsi la pelle di nero. Parlare in linguaggio nero. Farsi corrompere e dare la colpa agli occidentali colonizzatori assassini. Portare uno schiavetto con sé che cosparge la strada di petali di rosa. Divertente appunto in coppia. Ottimo per un Halloween all'insegna dell'antirazzismo.

- Fascista cattolico:
Elegante ma senza esagerare. Raparsi la testa e cominciare a mangiare da molto molto prima di Halloween. Svasticozza tatuata nel polso, in vista solo quando si saluta. Il saluto romano è fuori moda quindi far finta solo di essere abbagliati da un intensa luce.
Rosario nel taschino. Scuotere sempre la testa in segno di disapprovazione contro i comunisti. Il neofascista moderno è ignaro che uno degli obbiettivi del fascismo era sconfiggere la plutocrazia e che le stronzate sul comunismo sono di matrice americana da guerra fredda. Per questo ostentare il diploma di terza media ottenuto con "sufficiente". Prova che tutti complottano contro. Successone con le donne assicurato.

- Truzzo:
Una mascella finta in marmo da tenere su con un apposita protesi e raparsi la testa aiuterà nell'immedesimarsi. Parlare molto di musica da discoteca e non dimenticare il bomber. E' opportuno, per risultare più credibili, non conoscere più di 50 parole, articoli e preposizioni incluse. Bestemmiare a tratti. Successone con le donne assicurato solo se conoscete bene Uomini e Donne. Per questo travestimento è necessario anche allenarsi almeno una settimana prima con quiz sul Grande Fratello.

- Punkabbestia:
Un cane rimpinzato di pasta e con qualche goccetta di lassativo aiuta ma non basta. Guinzaglio in pelle. Giacca in pelle. Pantaloni in pelle. Scarpe anfibie (attenzione alla cacca dei cani). Immancabile cresta colorata. Inveire contro Cofferati, anche se si abita a Monza.

- Cattobuonista di sinistra:
Vestire normalmente, qualche panno liso addosso è sufficiente. Un vangelo e un rosario tascabile costituiscono parte integrante del costume. Può risultare abbastanza anonimo ma un elogio a Fransceschini svelerà la sorpresa di Halloween.

lunedì 26 ottobre 2009

Il fantastico del mondo del Piddì

Di quali virtù siano stati dotati i candidati del PD per affrontare le primarie non si sa: il dalemiano, il cattobuonista, il laico? Inutile cercare di appiccicare aggettivi per far assomigliare il PD ad una boyband. Mancherebbero le ragazzine urlanti. Dopo l’esperienza mistica delle Primarie del Partito Democratico, Bersani ha conquistato lo scettro. Gli elettori lo hanno premiato democraticamente, parola che va detta, che fa molto "politicamente corretto".

Forse Bersani ha vinto perché ha avuto l’impressione che l’opposizione stesse perdendo i pezzi e ha interpretato al meglio i sentimenti dei votanti, che si sono infilati i jeans e sono scesi nei gazebo e nelle scuole, forse ben volentieri. La magia del cambiamento alimenta sempre tutti i popoli, che nell’ignoranza della massa hanno sempre creduto che i cambiamenti siano sinonimo di miglioramenti. Ma perché il PD non potrà raggiungere, volente o nolente, nessun cambiamento? In questi anni le Sinistre europee hanno compiuto un percorso de-ideologizzante, ma non hanno mai rinunciato a fare le opposizioni. Idem le destre europee, che non hanno mai flirtato con conflitti d’interessi, falsi in bilancio, attacco alle Istituzioni, mafiosità vantate. Quanto meno perché la destra è stata sempre “legge e ordine” e “libero mercato”, in tutte le sue sfumate declinazioni. Berlusconi, d’altronde, nel 1994, come ha notato Corrado Guzzanti, si è messo a Destra perché a Sinistra c’era troppa gente, e quando uno vede a sinistra la tripla fila e a destra il parcheggio libero sa dove mettersi per non avere rogne e non prendere la multa.

Questi percorsi dei partiti e delle coalizioni sono stati lo specchio delle volontà dalla società civile, che ha visto fallire prima i totalitarismi e poi le vecchie classi politiche. Chi non si rinnova muore, ma non basta un segretario per rinnovare un partito che nasce dalla fusione di post-comunisti che fanno a gara a chi più si rinnega, e cattolici che fanno della demagogia spicciola dei buoni sentimenti il loro programma politico. O il PD decide di diventare una socialdemocrazia, un partito laburista, nello Statuto, nelle intenzioni, nei comportamenti, o è spacciato. Purtroppo un programma politico e la mentalità per essere un partito di governo che si inserisce in uno Stato non si trapianta da un giorno all’altro. Non può bastare mandare ad esempio Bersani in un campo di concentramento socialdemocratico ad essere rieducato. Servono gli elettori e la mentalità. L’Italia, da sempre anarchia partitocratica, non è pronta a questo slancio. E il berlusconismo si è inserito nei vuoti che nessuno ha saputo riempire. E ce lo godremo ancora a lungo.

Dal lontano passato i nomi sono cambiati, le passioni non sono più le stesse. Ma resta la tragedia, mentre aumenta il lato comico. Peccato per alcuni nostri nonni, cresciuti con le diatribe acerrime ma rispettose di Don Camillo e Peppone e che ora non possono osservare l’ultima battaglia apocalittica: tra Don Abbondio e Don Lurio.

venerdì 23 ottobre 2009

Il Sicario sfigato

Ci sono uomini chiamati sicari, perché di mestiere uccidono su commissione il nemico di chi li paga. Non sono simpatici né antipatici, lavorano e basta. Riservati, freddi, praticamente anonimi. Questi sono la regola, poi esistono encomiabili eccezioni, perché alcuni di loro ostentano un’insospettabile umanità. Alcuni sono timidi e quasi trema loro la mano sul più bello, alcuni sono anche emotivamente instabili – come Savage della “Pallottola spuntata 2 e mezzo”, quello che si mette a fare il controcanto alla donna di Leslie Nielsen che si sta docciando mentre carica il silenziatore alla pistola. Si dimenticano di procedere perché navigano di fantasia, spulciando fra i ricordi dell’infanzia. Quando la polizia li bracca, in cambio della libertà degli ostaggi pretendono viaggi in Giamaica non in villaggi turistici, ma in località davvero giamaicane, sì da assaporare la loro tradizione e la loro cultura.

Il vice-presidente della Camera Maurizio Lupi appartiene a quest’ultima categoria di sicari. Ogni due tre settimane, il Partito delle Libertà lo incarica di far fuori in diretta Marco Travaglio durante Annozero e lui, animo nobile, ciellino, cattolico e profondamente umano, non ci riesce mai. Si fa prendere la mano dall’emozione. Lo studia, ne carpisce le parole per trovarne una su cui caricare il silenziatore, poi fa fuoco e, come un boomerang, la pallottola gli torna indietro. Un misto di Savage e Fantozzi.

Una sera (26 marzo 2009), passata alla storia per coloro che non dico amano, ma stimano Marco Travaglio, dopo il sermone di quest’ultimo durante il quale si era fatto il nome di una società edilizia condannata insieme al suo amministratore – costruttori di Villa Certosa, una a caso - per abusivismo, Ugo Savage Lupi ha difeso il mandante cercando di assassinare Travaglio, prima dandogli del bugiardo e asserendo una sua incapacità a legggere le sentenze penali. Poi andando nello specifico, affermando che, per il capo d’imputazione rubricato alla lettera b), gli imputati erano stati assolti nel merito. Dimenticandosi, ovviamente, qualcosa come altri dieci o undici capi di imputazione per i quali l’assoluzione era dovuta a concessione in sanatoria o a intervenuto condono edilizio, recante la firma dell’abusante abusivo che nel contempo era capo del governo. Ovviamente Travaglio ha replicato, gettando il povero Ugo Lupi von Savage nella disperazione, ben percepibile nella controreplica secondo la quale “è stato assolto per il reato ambientale, che è il più grave”. Dieci reati ulteriori, tutti abusi edilizi, non contano nulla.

Dopo varie esperienze del genere, connotate tutte da pallottole sparate a bruciapelo che colpivano un ostacolo e rimbalzavano come palle matte, sembrava doveroso, per il PdL, prepensionare questo buon uomo fatto sicario a causa di un evidente error in personam. Invece no. Altro che prepensionamento, Lupi è più carico che mai, e con la sua pallottola del tutto spuntata si è sacrificato per l’ennesima volta ieri sera.

Nonostante la verve, non abbiamo potuto fare a meno di notare un profondo e preoccupante decadimento nervoso, testimoniato da un costante dondolio del capo, come a dire “No”, durante gli interventi di esponenti dell’altro campo e, naturalmente, del sopravvissuto Travaglio. A un certo punto, pensate, doveva parlare Massimo Giannini di “Repubblica”, ma addirittura prima che aprisse bocca, le telecamere impietose hanno zoomato su Lupi che stava già scuotendo il capo. Tic preventivo, immaginiamo.

Al di là del nostro rammarico per le sue precarie condizioni di salute, dobbiamo raccontarvi dell’ennesimo tentato omicidio andato a vuoto. Travaglio parla come di consueto, stavolta sulle nefandezze del nuovo scudo fiscale che, oltre a garantire l’anonimato agli evasori e costringerli a pagare una tassa appena del 5% a fronte di un 49% che diventa 51% con la penale in Gran Bretagna e qualcosa di simile negli USA, permette di fatto ai mafiosi, ai narcotrafficanti e ad altre belle persone di fottere lo stato, dal momento che – reati finanziari a parte – la banca potrebbe in ipotesi chiedere loro la provenienza del danaro da riciclare, ma dal momento che pecunia non olet, non lo farà nessuno.

Lupo Fantozzi, temerario, prova a sfidare Travaglio in campo aperto, affermando che il giornalista ha detto una bugia da “irresponsabile”, quando in realtà non ha fatto altro che anticipare Lupi, la cui replica non era affatto dissimile da ciò che aveva detto Travaglio. Secondo Lupi, infatti, le banche, per reati diversi dall’evasione, possono accertare la provenienza del denaro prima di ripulirlo. La pallottola, una nove millimetri, parte radente tanto da far pensare che stavolta il colpo andrà a segno. Chi conosce Travaglio dallo schermo, sa che difficilmente sbaglia, ma se stavolta…?

No, nemmeno stavolta. Bersaglio mancato e di alcuni metri, addirittura. Perché Lupi non solo non ha fatto centro, ma ha mirato proprio da un’altra parte, senza essersene accorto. Lupi ha detto esattamente ciò che ha detto Travaglio. Solo che, a differenza di Lupi, Travaglio ha ricordato quale sarà la più che probabile conseguenza, ovvero che chi deve prendersi una valigetta con i soldi non starà a fare il petulante per sapere di che reato si sono macchiate quelle banconote. Le prende, e basta. Non solo, Travaglio agisce in riconvenzionale contro Lupi, ovvero: attaccato per essere un irresponsabile, controattacca e dimostra che l’irresponsabile è lo pseudo-killer (suggerimento per nuovo singolo dei Talking Heads): “Gliene dico un’altra: le Procure anti-mafia, grazie a questo governo, non hanno più la password per accedere all’anagrafe dei conti correnti per verificare i movimenti di capitali. Voi avete tolto l’anti-virus dal sistema e avete infilato il virus dello scudo fiscale. Questa è una legge che favorisce le mafie, e io continuo a ripeterlo perché è vero”.

Lupi, disperato, si accorge che il caricatore è vuoto, allora si arma di un bastone: “Io non devo difendere nessuno, lei deve difendere il suo posto e i soldi che prende grazie a questa caricatura che si è fatto…Ogni tanto potrebbe essere diverso, credere che di fronte a lei ci sia qualcuno che crede in ideali…”. Travaglio: “Quando c’è lei, no”. Ecco che, come sempre, la mano gli trema e l’arma se la dà in testa.

Ma perché si emoziona sempre, quest’uomo. Perché?

mercoledì 14 ottobre 2009

Lai-con al potere

A parte il parossismo che ha preso sembianze umane nella figura del premier italiano, che quando incontra guai tenta di risolverli non con gli avvocati, ma direttamente con le leggi, esiste un altro caso, ben più preoccupante, che riguarda una donna.

Questa donna, lo sanno tutti, è un'integralista cattolica, al punto che va oltre il precetto: questo impone il divieto di sesso se non a scopo - con la prima "o" aperta" - procreativo? Lei ha deciso di estremizzarlo e rimanere casta. Scelta assolutamente tollerabile, anche se, agli occhi di un edonista qualunque, incomprensibile. 

Strana donna, però. La sua scelta, è ovvio, non può che essere rispettata. Non crea danni a nessuno, non provoca dolore, non uccide vite umane. Anzi, evita che ne nascano peggiori di lei. Ma come mai, ci chiediamo noi laici, questa donna lavora sistematicamente contro chi ha deciso diversamente per sè? La sua pervicacia contro qualunque idea estranea al suo cilicio è imbarazzante. Non parla d'altro, se non di peccato, di condanna, di religione, di dogma, di morale, di punizioni divine. E'  una donna indubbiamente monotona, ma quel che è grave è che trasforma il suo tedio e quello che provoca a chi l'ascolta in infamanti votazioni parlamentari. 

Ha votato contro la legge sulla procreazione assistita, e passi. Ha votato contro i DICO, e passi anche se le sue argomentazioni - chi non si sposa è di serie B (quindi anche lei, supponiamo), le coppie di fatto non meritano diritti civili - che farebbero ribrezzo a un Ahmadinejad qualsiasi, ma a Papi Ratzinger, Dio in terra, no. Ha blaterato contro una decisione del TAR secondo cui non può ammettersi rilevanza al voto in religione cattolica in una scuola pubblica, dal momento che un musulmano, un ebreo o un ateo ha diritto a non partecipare all'ora di religione. Ha parlato di quella sentenza adoperando toni così schifosamente violenti che, se li avesse usati il Berlusca, Repubblica e Il Fatto avrebbero giustamente urlato per una settimana intera.

Ciò che rimaneva insospettabile tanto che, fino a ieri, riuscivamo a distinguere Paola Binetti da Silvio Berlusconi, oltre alle diverse tendenze morali, anche dal differente approccio alla res publica, era l'idea che la Binetti potesse adoperare il parlamento a fini personali. Ha votato, infatti, contro un disegno di legge che prevedeva, fra le altre cose, l'aggravante della discriminazione sessuale per i reati di violenza privata e aggressione. Tradotto in soldoni, anzi in Fioroni: se ricopri di cazzotti un tizio o una tizia perchè frocio o lesbica, invece di tre anni ti potresti beccare tre anni e qualche mese. 

Fin qui, tutto bene, nel senso che considerando la nostra un peccato l'omosessualità e equiparando il peccato al reato, non poteva decidere di affibbiare un'aggravante penale a un reato che, nella sua ottica, potrebbe pure avere un'attenuante. E le attenuanti, generalmente, prevalgono.

Il guaio sono, ancora una volta, le motivazioni: "Se fosse passato questo disegno di legge, io e altri che la pensano come me avremmo potuto correre rischi per le nostre idee sull'omosessualità". Traduciamo di nuovo in Fioroni: siccome io insulto costantemente i gay, se fosse prevista un'aggravante al reato di aggressione io potrei essere considerata un'istigatrice e passare i guai con la giustizia. 

Non si possono esprimere giudizi su quanto riportato sopra. Si rimane a bocca aperta e basta. Si maledice il 1929 come simbolo della fine della laicità di questo stato, così come il 1984 che ha revisionato in peggio quella fine - il bello è che i colpevoli sono due socialisti figaioli, l'impavido Duce del nostro stivale e il fu Bettino Corruttino - ma non serve a nulla. Se nel partito laico più rappresentativo esiste ancora tolleranza nei confronti di tali storture dell'umanità e si dibatte ancora sulla necessità o meno di cacciarla - un partito laico serio non l'avrebbe fatta entrare nemmeno dalla cappa, speranze non esistono. 

Nemmeno Berlusconi è arrivato a pararsi il culo prima di corrompere qualcuno. Ci ha sempre pensato dopo essere finito sotto processo. Ma almeno a lui piace trombare.


lunedì 12 ottobre 2009

Suoni dei nostri tempi

L’espressione di un pensiero perde sempre più di valore nel nostro quotidiano. Urla, schiamazzi, gente che blatera, gente che si sente in diritto di dire dovunque e comunque ciò che pensa. Voci inconsistenti che si mescolano in un’aria già inquinata tentando di acquistare volume, corpo e degenerando invece in una massa incorporea priva di calore e colore ma assolutamente presente.

Rumori, non suoni. Ma il rumore può forse essere un suono? Chiaramente lo è. Diremmo quindi che il suono della contemporaneità è il chiasso prodotto da individui che sublimano l’aria dei loro polmoni in espressioni prive di melodia e buon gusto. Un coro che con il passare del tempo sta diventando sempre più fastidioso e purtroppo nocivo. E’ il cosiddetto coro della democrazia ed è uno dei maggiori fattori di inquinamento atmosferico.

La bellezza e l’importanza di certe parole si eclissano dietro una luna “sinistra” ed esse perdono il loro suono, la loro preziosità, unicità, spessore, assieme a chi le pronuncia.
Non sto parlando di retori ma di poeti. Di poeti di ogni arte e scienza.

giovedì 8 ottobre 2009

Eversore da strapazzo

C'erano una volta le Brigate Rosse. Un manipolo di uomini che sequestravano magistrati, sparavano e credevano di fare la rivoluzione. I loro volantini erano deliranti, conditi di attacchi allo Stato fascista e borghese. Nel loro vocabolario "fascista" andava bene per tutto, tanto che era confuso con "borghese". Personaggi invasati ma ben determinati, hanno trovato un avversario come lo Stato italiano che, sebbene sgangherato, ha retto alla prova. Polizia e Magistratura hanno fatto vincere lo Stato con le armi del diritto. Altro che stato fascista. Ma le BR non ci stavano, e il delirio ideologico arrivava fino al non riconoscere la validità dei Tribunali Italiani.

Tempi passati, grazie al Cielo. Ma oggi il Senso dello Stato di alcuni italiani sembra non essere cambiato più di tanto. Un signore che è Presidente del Consiglio ha dichiarato più volte che le sentenze dei Tribunali sono carta straccia, che lui se ne fa un baffo. E oggi il Lodo da lui voluto, che lo proteggeva dall'essere processato per corruzione, è stato bocciato. Bocciato due volte: per vizio procedurale, perché la legge era di stampo costituzionale e andava votata con un iter differente da quella ordinaria, e vizio sostanziale, poiché la Corte è entrata anche nel merito osservando che c'è una palese violazione dell'uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge.

Ma il Nostro non si è certo accontentato di accettare un nefasto (per lui) ma prevedibile risultato.
Ha attaccato innanzitutto il Presidente della Repubblica, non si sa a quale titolo: egli aveva promesso che la legge sarebbe passata, come se la Giustizia fosse un accordo informale.
E il povero Napolitano, oltre ad essere stato ingiustamente attaccato, è stato anche sbugiardato dalla Corte, visto che egli è tenuto a valutare la costituzionalità di una legge ma anche, checché se ne dica, l'opportunità, visto che la Costituzione non specifica questa delimitazione nel suo ruolo (art.74 Cost.)

Poi il Nostro ha gradito fare paragoni di stampo calcistico "11 giudici erano di Sinistra". Posto il fatto che esistono giudici altamente conservatori che proprio per questo non avrebbero potuto accettare una simile "porcata" ad personam, resta sconcertante il fatto che una questione costituzionale di altissima portata si trasformi in un palco per risolvere i processi di corruzione di un imputato illustre, e che i Giudici siano considerati schierati politicamente. A tal proposito si potrebbe logicamente notare che se tutti i giudici che prendono decisioni che risultano avverse al Premier sono "di Sinistra" e per tanto sbagliano a priori, Berlusconi avrebbe "sempre ragione", e ciò si porrebbe in contraddizione con il fatto che tutti possono essere colpevoli di un reato, a meno di considerare Berlusconi un Faraone legibus solutus.

Gli Stati Moderni occidentali stanno prendendo una direzione diversa dal nostro potentato egiziano: misure per diminuire il debito pubblico, tassazione più equa e più efficiente, le liberalizzazioni degli scambi, i diritti "borghesi" agli omosessuali, le frontiere aperte al lavoro non criminale, il contrasto ai criminili internazionali economici e di terrorismo, la liberalizzazione dell'informazione, il ricorso all'energia pulita, il rispetto della concorrenza di mercato e degli antitrust, la valorizzazione dell'Istituzione Scolastica come veicolo di formazione umana.
Da noi non c'è tempo per uniformarsi all'Europa, tranne quando si tratta di esaltare il mondo occidentale solo nelle sue manifestazioni più becere (Calderoli ahimè non fa parte di una tribù africana ma del governo peninsulare). Possiamo tranquillamente amalgamarci allo Stato comunista della Corea del Nord, o alla dittatura militare birmana. Ma con un impronta tutta occidentale: il nostro eversore ha la faccia del pagliaccio di McDonald, e, pur essendo a capo dell'Esecutivo è al tempo stesso un contestatore da barricata. Per i nostalgici del "mitico" 1968, s'intende.

mercoledì 7 ottobre 2009

Pensiero brevi Nanu

Questo blog non spera in un repulisti, o meglio ci spera ma non lo prevede affatto. 

Siamo di gran lunga felici, in ogni caso,  che sia stata riconosciuta la nostra pari dignità di fronte alla legge rispetto ai nani e le ballerine che infestano i palazzi di potere.

Ovviamente la sentenza è politica, come ha tenuto a precisare il noto costituzionalista Paolo Bonaiuti Diociaiuti, ma non ce ne fotte una beneamata mazza. Certo che, se qualche giornalista avesse ricordato a Bonaiuti Diociaiuti che due dei membri della Consulta, una bella sera d'estate, avevano gustato alfani alla panna e lodi in salsa rosa a cena insieme al premier e a colui che ha gentilmente prestato il suo cognome da gangster al Lodo non più lodo, anche la categoria che Orson Welles ebbe giustamente a definire "Quarto potere" ne sarebbe uscita con gloria. Ma dubitiamo che Orson Welles abbia mai assaggiato dei Minzolini allo scoglio, per esempio, o un bel piatto di Feltri alla calunnia e di osservatori romani senza dio ma con molte puttane di contorno. Avrebbe precisato che si trattava di un film sui giornalisti coi coglioni.

Da noi il quarto potere è rappresentato da un quadripode: Vespa, Feltri, Ferrara, Belpietro. Mario Giordano ed Emilio Fede in panchina, Minzolini allenatore e Pigi Battista presidente ormai dimissionario - poco tempo fa si era giocato la carriera in diretta TV - a Omnibus La7 - qualora il Lodo Balzano non fosse passato. Dai Pigi, forza e coraggio chè di Lodi non è morto mai nessuno.

A parte, s'intende, il diritto. 

Lo strano caso di Silvio B

Ho saputo che sarà a breve in edicola un romanzo favoloso. Da consigliare a tutti i miei concittadini, “Lo strano caso di Silvio B” sarà presto anche un film in quattro puntate. Secondo indiscrezioni di corridoio, sarà Michele Placido a interpretare Silvio B, mentre Ennio Fantastichini e Remo Girone vestiranno i panni degli autori del libro e co-protagonisti. Sono gli avv. proff. Onn. Gaetano Pecorella e Niccolò Ghedini, esimi giuristi che hanno deciso di dar vita a un capolavoro a quattro mani che il ministro Brunetta ha subito benedetto dal basso: “Stavano per darmi il Nobel per l’economia, ora Niccolò e Gaetano, oppure Sandro Bondi e le sue poesie, chissà, potranno vendicare me e abbattere finalmente il culturame parassitario della sinistra, per troppo tempo padrina padrona dello scibile umano”.

Vi propongo in anteprima un estratto del libro, di cui ho in segreto avuto copia da uno che conta molto, lì ai piani alti. Eccolo:

"...Non è possibile rivestire la duplice veste di alta carica dello Stato e di imputato per esercitare appieno il proprio diritto di difesa e senza il sacrificio di una delle due..."; “Il premier è stato eletto dal popolo (nella storia, la menzogna fa parte di un accorto gioco degli specchi relativo a un processo a carico di Silvio B, n.d.r.); dunque è primo super pares”.

 

Un libro esilarante, spietato, a volte di parte, ma ironico e grottesco al punto da farti saltare su una sedia per gridare la tua disperazione. A me, per esempio, è capitato di affacciarmi alla finestra, in pieno giorno, e di urlare con i vicini radunati per desinare a dieci metri da me: “Domani spezzerò le reni a San Marino!”. Occhio alla reazione, quindi, ma vi garantisco che c’è di che gioire.

 

In allegato, durante il primo mese di vendita, sarà omaggio della Mondadori la ristampa del capolavoro di George Orwell, scritto nel 1946. “La fattoria degli animali”, coi maiali primi inter pares, è l’antesignano del master di Ghedini e Pecorella, e non posso esimermi dal proporre un estratto anche del genitore naturale dello “Strano caso di Silvio B”.

A pag. 20 vengono snocciolati i Sette Comandamenti della fattoria, il quarto e il sesto recitano rispettivamente: “Nessun animale dormirà in un letto” e “Nessun animale ucciderà un altro animale”. Poi, a pag. 56: "Improvvisamente i maiali si trasferirono in pianta stabile nella casa colonica...ancora una volta, agli animali parve di ricordare che un tempo era stata votata una mozione contraria, ma, ancora una volta, Piffero riuscì a convincerli che le cose non stavano così. Era indispensabile, dichiarò, che i maiali, cervello della fattoria, disponessero di un posto tranquillo dove lavorare...Tuttavia qualche animale rimase turbato quando apprese che...i maiali dormivano nei letti...Trifoglio, a cui sembrava di ricordare un divieto assoluto riguardo ai letti, si recò in fondo al granaio e si sforzò di decifrare ciò che era scritto nei Sette Comandamenti...Andò a chiamare Muriel...Muriel iniziò a sibilare..."Dice cosi: Nessun animale dormirà in un letto CON LE LENZUOLA"...Stano davvero. Trifoglio non ricordava che il Quarto comandamento menzionasse le lenzuola”.

Di seguito, siamo a pag. 75, la chicca: "Pochi giorni dopo, quando il terrore provocato dalle esecuzioni si fu attenuato, alcuni animali ricordarono, o credettero di ricordare - che il sesto comandamento imponeva: "Nessun animale ucciderà un altro animale"...Trifoglio (chiedendole di leggerle il sesto comandamento, n.d.a.), andò a cercare Muriel. E Muriel le lesse il comandamento. Diceva: "Nessun animale ucciderà un altro animale SENZA MOTIVO". Strano a dirsi, le ultime due parole erano sfuggite di mente agli animali”.

Niente male, non è vero? Comperate gente, comperate. Sono entrambi editi da Mondadori, per puro caso di proprietà proprio di colui cui è attribuibile, sempre secondo le voci di corridoio, la vera identità di Silvio B, il primo super pares che pare abbia corrotto un giudice per accaparrarsi la casa editrice. Ma quella è una storia inventata.