lunedì 12 ottobre 2009

Suoni dei nostri tempi

L’espressione di un pensiero perde sempre più di valore nel nostro quotidiano. Urla, schiamazzi, gente che blatera, gente che si sente in diritto di dire dovunque e comunque ciò che pensa. Voci inconsistenti che si mescolano in un’aria già inquinata tentando di acquistare volume, corpo e degenerando invece in una massa incorporea priva di calore e colore ma assolutamente presente.

Rumori, non suoni. Ma il rumore può forse essere un suono? Chiaramente lo è. Diremmo quindi che il suono della contemporaneità è il chiasso prodotto da individui che sublimano l’aria dei loro polmoni in espressioni prive di melodia e buon gusto. Un coro che con il passare del tempo sta diventando sempre più fastidioso e purtroppo nocivo. E’ il cosiddetto coro della democrazia ed è uno dei maggiori fattori di inquinamento atmosferico.

La bellezza e l’importanza di certe parole si eclissano dietro una luna “sinistra” ed esse perdono il loro suono, la loro preziosità, unicità, spessore, assieme a chi le pronuncia.
Non sto parlando di retori ma di poeti. Di poeti di ogni arte e scienza.

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